Winamp: 83 milioni di utenti, morto da 10 anni
Senza filtri #12
Ti ricordi l’altra newsletter su WinMX?
Ecco, mentre scrivevo quella newsletter mi è tornato in mente un dettaglio che avevo dato per scontato.
Tu prendi e te lo scaricavi. Ma poi? Con cosa l’ascoltavi la musica?
Non c’era Spotify. Non c’era Apple Music. Non c’era nemmeno iTunes per Windows.
C’era Winamp.
Così per curiosità (direi come al solito) ho cercato che fine avesse fatto.
E ho scoperto che nel 1999, AOL comprò Winamp per 80 milioni di dollari.
Nel 2014, poi fu rivenduto per 5-10 milioni.
Una distruzione del 93%.
Ma la cosa incredibile è un’altra: nel 2023, Winamp dichiarava ancora 83 milioni di utenti attivi mensili.
Com’è possibile che un software ormai “morto” da dieci anni, fosse più vivo di tante startup che bruciano milioni? Ecco, ho cercato una spiegazione.
100.000 dollari al mese in buste con assegni da 10 dollari
Prima di andare su cosa ho imparato curiosando ti racconto la sua storia.
Siamo nel 1997, Justin Frankel ha 18 anni, ha mollato l’università dopo due trimestri e dalla sua cameretta in Arizona rilascia Winamp (Meglio non ricordare cosa facevo io a 18 anni…)
Il problema che risolveva era semplice: i player musicali esistenti facevano schifo. Windows Media Player non leggeva MP3.
RealPlayer era un bloatware.
WinPlay3 sembrava prodotto coi piedi.
Winamp? Leggero, veloce e faceva una cosa sola ma molto bene: suonava la tua musica.
Winamp era leggero, veloce e faceva una cosa sola ma molto bene: suonava la tua musica.
Vista la traction, nel 1998 Frankel trasforma Winamp da freeware a shareware. Prezzo: 10 dollari.
Prezzo: 10 dollari.
Solo che... non cambiava nulla.
La versione gratuita e quella a pagamento erano identiche. Zero differenze. Niente feature aggiuntive.
Eppure gli utenti pagavano.
Rob Lord, primo general manager di Nullsoft, ricorda: “Non c’era nulla di rotto se non pagavi. In quell’anno prima dell’acquisizione, stavamo ricevendo 100.000 dollari al mese da assegni da 10 dollari - assegni cartacei per posta!”
Pensa a questa scena: ogni mattina apri la cassetta delle lettere e trovi buste da tutto il mondo.
Dentro, assegni da 10 dollari. O banconote da gente che vuole semplicemente dirti “grazie”.
Sai cos’era? Quello che oggi chiamiamo “crowdfunding” grazie a Kickstarter o Patreon, e prima che esistesse il concetto di creator economy.
E tutto questo con un team di 4 persone. Quattro. Che nel 2001 servivano 60 milioni di utenti.
“It really whips the llama’s ass” - quando il software aveva personalità
Quando installavi Winamp, partiva un file audio con una voce che diceva: “Winamp, it really whips the llama’s ass!”
Letteralmente: “Winamp, frusta davvero il culo del lama!”
Si trattava di una citazione di Wesley Willis, un musicista outsider di Chicago. Non aveva senso, non c’entrava niente eppure… era bellissimo. E sai perché?
Perché Winamp non era solo un player. Era un dito medio all’establishment del software corporate.
Il nome stesso della company era una presa per i fondelli a Microsoft. Se Microsoft era “micro”, loro erano “null”.
Ecco perché Nullsoft.
Come ha detto Frankel: “Era solo un gioco di parole sull’essere inesistenti.”
Ma la vera rivoluzione (se così vogliamo chiamarla) erano le skin.
Non era solo personalizzazione estetica: era identità. La skin che sceglievi, determinava chi eri.
C’erano skin di Star Trek in Klingon, altre che sembravano pannelli di astronavi e alcune erano così volutamente brutte che ti bruciavano le retine a causa dei colori improbabili.
Oggi abbiamo 65.000 skin archiviate nel Winamp Skin Museum. Sessantacinquemila modi diversi di dire “questo sono io”.
E poi c’era MilkDrop.
Se non hai mai messo MilkDrop a tutto schermo durante una festa, non sei nessuno (scherzo).
Luci psichedeliche che pulsavano a ritmo di musica, forme che si trasformavano seguendo i bassi. Era una funzionalità per chi si faceva di acidi che trasformava il tuo monitor in arte (o semplicemente in un rave party virtuale)
Ancora oggi, 20 anni dopo, nessuna visualizzazione di Spotify o Apple Music si avvicina neanche lontanamente.
Perché? Perché oggi il software deve essere “pulito”. Minimal. Professional.
Ma dov’è finita l’anima?
Ownership vs Streaming: cosa abbiamo barattato
Con Winamp possedevi la tua musica.
Non in senso legale (anche perché la maggior parte era scaricata). Ma in senso pratico.
I file erano tuoi. Sul tuo hard disk. Li organizzavi come volevi. Creavi playlist che erano opere d’arte. Passavi ore a mettere i brani nel giusto ordine per il mix perfetto.
Diciamo che eri il DJ della tua vita.
Oggi con Spotify hai accesso a tutto, ma non in modo permanente. L’algoritmo decide cosa devi ascoltare, e ci sono anche playlist che te lo suggeriscono (dai un’occhiata alla funziona “Discover Weekly”).
Il punto è che ora abbiamo le playlist generate da un’AI che analizza i tuoi ascolti e i tuoi pattern. Non dico che sia peggio, è diverso, però abbiamo barattato il controllo per una convenienza o per pigrizia, forse?
Con Winamp, se un artista litigava con la label, la musica restava sul tuo hard disk. Con Spotify, sparisce dalla tua libreria durante la notte.
Con Winamp, potevi ascoltare offline sempre. Con Spotify, solo se paghi e solo se l’hai scaricata prima e solo se non scade il periodo di offline.
Con Winamp, la qualità audio la decidevi tu: 128kbps se avevi poco spazio, 320kbps se eri un audiofilo, FLAC se eri uno di quelli. Con Spotify, prendi quello che passa il convento.
Questa parte ha suscitato in me una domanda di business che voglio chiedere anche a te:
I tuoi utenti vogliono controllo o convenienza? Vogliono possedere o accedere? Vogliono scegliere o essere guidati?
Non c’è una risposta giusta. Ma è una domanda che devi farti.
AOL e la lezione da 80 milioni di dollari
Il 1° giugno 1999, AOL compra Nullsoft per 80 milioni di dollari in azioni.
Frankel, a 20 anni, si ritrova con 60 milioni in tasca (belli freschi freschi)
Sulla carta, sembrava perfetto. Il sogno americano realizzato.
Nella realtà, non è andata benissimo.
Il problema non erano i soldi. Era l’incompatibilità culturale totale.
Nullsoft approcciava il business con “codice prima, business model poi”. AOL era una corporation che pensava “sinergia” e “integrazione verticale”.
Uno dei primi errori abbastanza noiosi: il bundling. AOL iniziò a impacchettare Winamp con toolbar, offerte per l’abbonamento dial-up, adware.
Come scrisse Ars Technica: “Gli utenti di Winamp erano allergici ad AOL come azienda.”
Un altro errore? non capire cosa avevano comprato.
Nel 2001 Winamp aveva 60 milioni di utenti. (iTunes non esisteva e l’iPod era appena nato)
AOL aveva in mano il futuro della musica digitale: due anni di vantaggio su Apple e una posizione dominante sul mercato.
E che ha fatto? Niente.
Rob Lord lo disse chiaramente: “Non c’è ragione per cui Winamp non potesse essere nella posizione in cui è iTunes oggi se non per alcuni strati di cattiva gestione da parte di AOL.”
In sostanza, AOL sembra essersi trovata con qualcosa che non capiva davvero e ha tentato in tutti i modi di monetizzare snaturando il prodotto e chi ci ha lavorato fino a quel giorno.
Proprio per questo, il 14 marzo del 2000, Frankel rilascia sui server AOL (senza permesso) un software di file sharing P2P.
Praticamente un gigantesco dito medio al management di AOL, che dopo poche ore lo aveva rimosso. Il messaggio era chiaro: avete comprato la mia azienda, ma non la mia anima.
Nel 2004 Frankel si dimette e nel suo blog scrisse:
“Per me, programmare è una forma di auto-espressione. L’azienda controlla il mezzo più efficace di auto-espressione che ho. Questo è inaccettabile per me come individuo, quindi devo andarmene.”
Ecco qui la lezione da 80 milioni: puoi comprare l’innovazione, ma non puoi comprare la cultura dell’innovazione.
Capisco l’intento di AOL nell’acquisire la customer base ma se acquisisci una startup e poi cerchi di trasformarla in una divisione corporate senza considerare l’anima del prodotto, non hai acquisito una startup. Hai acquisito un cadavere.
Perché Winamp rifiuta di morire
Nel 2013 arriva l’annuncio da parte di AOL: Winamp chiude i battenti.
E come spesso accade, la community si ribella.
In poche ore parte una petizione online che raccoglie migliaia di firme, e addirittura gente che non usava Winamp da una vita si ritrova a firmare per principio.
E all’ultimo secondo, Radionomy lo compra per 5-10 milioni (non ho trovato un dato certo)
Il 93% in meno di quanto AOL aveva pagato.
Ma Winamp non muore.
Nel 2024 tentano di renderlo open source. Un disastro: la licenza diceva che non potevi forkarlo (che senso ha un open source che non puoi forkare?). Includeva per errore codice proprietario di Microsoft e Intel. Dopo tre settimane rimuovono tutto.
Eppure.
Eppure c’è WACUP (Winamp Community Update Project) che dal 2018 patcha e aggiorna il vecchio Winamp.
C’è il Winamp Skin Museum con 65.000 skin preservate.
C’è gente che nel 2024 usa ancora Winamp 5.666 del 2013 perché “funziona, è leggero, e non rompe i coglioni”.
Perché?
Perché Winamp faceva una cosa che oggi nessuno fa più: rispettava l’utente.
Non raccoglieva dati. Non ti profilava. Non ti spingeva upgrade. Non ti mostrava pubblicità. Non ti chiedeva di creare un account. Non ti mandava notifiche. Non si connetteva a internet se non glielo chiedevi tu.
Faceva il suo lavoro e basta.
È questa la lezione finale.
Puoi avere tutti i VC del mondo. Puoi bruciare milioni in marketing. Puoi avere la UX più pulita e l’AI più avanzata.
Beh, finirai come AOL con Winamp.
Con un software da 80 milioni che ne vale 5. E una community che ti ricorderà per sempre come quello che ha rovinato tutto.
Il lama non smette mai di frustare
Justin Frankel oggi sviluppa Reaper, una DAW professionale che costa 60 dollari e compete con software da 600.
Stesso spirito: rispetto per l’utente, niente stronzate, fai una cosa e falla bene.
Stesso risultato: una community che lo venera.
A volte mi chiedo cosa fosse successo se Frankel non avesse venduto e se Winamp fosse rimasto indipendente (un indie hacker dei giorni nostri)…
Forse avrebbe anticipato iTunes, o magari avrebbe creato il primo vero music store. O magari sarebbe diventato Spotify ancor prima di Spotify.
O forse no. Forse sarebbe rimasto esattamente com’era: un player che faceva il suo lavoro, con un lama che frustava e una community che creava skin assurde.
E sai che c’è?
Sarebbe stato perfetto lo stesso.
Perché alla fine, dopo 27 anni, una cosa è ancora vera.
It really whips the llama’s ass.
E per milioni di noi che c’erano, lo farà per sempre.
Ci vediamo nella prossima newsletter.
Senza filtri,
Chri
P.S. Qual è il tuo “Winamp”? Quel software che hai amato e che le corporation hanno rovinato? O quello che ancora resiste, contro ogni logica di mercato? Rispondi a questa mail. Come sempre, leggo tutto.




