Come pianifico il prossimo anno
Senza filtri #9
Agosto, un caldo bestia e tutti in vacanza al mare a farsi le stories su Insta.
Io invece sono qui, aria condizionata, con un foglio Excel aperto e la domanda che mi faccio sempre in questo periodo:
“Che cosa voglio davvero fare l’anno prossimo?”
So che sembra assurdo pianificare ad agosto, ma per me settembre è sempre stato il vero inizio dell’anno.
Forse è un trauma dei tempi di scuola, quando a settembre ricominciava tutto.
Settembre per me ha qualcosa di serio. Di concreto.
“Ma davvero devo pianificare come un manager aziendale?”
Quando ho iniziato con questa storia della pianificazione annuale, mi sentivo un po’ ridicolo.
Era una cosa che vedevo fare agli imprenditori fighi su LinkedIn, quelli che postano foto della loro Moleskine con scritto “Q4 Strategy Session” in terrazza al mare.
Io invece ero lì con il mio quadernetto Amazon Basic a chiedermi se stavo imitando qualcosa che non c’entrava niente con me.
Le prime volte fu un totale disastro.
Facevo piani dettagliatissimi: “A marzo lancio questo progetto, a giugno quello, a settembre quest’altro”.
Poi arrivava febbraio e tutto andava a rotoli; progetti che non decollavano, clienti che sparivano, tecnologiche che cambiavano.
Mi incaz**vo di brutto. “A che ca*** serve pianificare se poi non va mai come previsto?”
Poi ho capito una cosa fondamentale: il valore non era nel piano perfetto che si realizza alla lettera.
Il valore era nelle domande che mi costringevo a fare.
Domande che altrimenti, preso dalla routine quotidiana del “devo fare questa cosa urgente”, non mi sarei mai posto.
La mia piramide
Con gli anni ho sviluppato un sistema che visualizzo come una piramide rovesciata (forma ambigua, ma ti prego non pensarci).
Non badare alla mia calligrafia, adesso ti spiego tutti i punti fondamentali della piramide…
Base della piramide: La mia vita (quella vera)
Parto sempre da qui: “Come voglio che sia la mia vita l’anno prossimo?”
Non il lavoro. Non i soldi…
La vita.
Che tipo di giornate voglio vivere?
Quanto tempo voglio dedicare a mia figlia?
Voglio viaggiare di più o stare di più a casa?
Voglio imparare qualcosa di nuovo che non c’entra niente con il lavoro?
Quest’anno, per esempio, sapevo che sarebbe nata mia figlia.
Quindi la domanda base era: “Come posso organizzare tutto per essere presente? Come posso essere flessibile quando lei avrà bisogno di me?”
Questa non è una domanda da business plan. È una domanda da essere umano (da padre). Ma guarda caso, ha influenzato ogni singola decisione che ho preso quest’anno.
Secondo livello: Il mio lavoro
Una volta chiaro cosa voglio dalla vita, mi chiedo:
“Come può il mio business servire questa visione invece di rovinarla?”
Se voglio essere più presente in famiglia, forse non è il caso di dire sì a quel progetto che richiede call alle 22 ogni sera.
Se voglio studiare di più, devo trovare il modo di fatturare quello che serve senza ammazzarmi di ore.
Qui nascono i conflitti più interessanti.
L’altro giorno mi è arrivata una proposta economicamente molto interessante.
Parliamo di una cifra che mi avrebbe sistemato per mesi. Ma richiedeva di essere disponibile praticamente sempre (come un co-founder) per tre mesi di fila.
Un anno fa avrei detto subito sì. “Dai, sono solo tre mesi, poi mi riposo.”
Invece ho detto no.
Perché la base della mia piramide quest’anno è chiara: essere presente per mia figlia. E quella proposta, per quanto allettante, andava contro questa priorità.
Terzo livello: Gli obiettivi
Solo a questo punto mi faccio le domande “da business”:
Su quali progetti voglio lavorare?
Cosa voglio studiare?
Su quale attività voglio investire più tempo? (scrivere di più, aprire un nuovo canale, migliorare un servizio?)
Quanto voglio guadagnare?
Quanto voglio mettere da parte?
Di quanta stabilità economica ho bisogno?
E qui c’è un altro pezzo importante: sono sempre conservativo nelle previsioni economiche.
Preferisco ragionare sui minimi piuttosto che sui massimi. Perché quando hai aspettative realistiche, poi riesci anche a investire in modo intelligente: in marketing, nel migliorare la qualità del servizio, nell’immagine.
Se punti tutto sui ricavi ottimistici, poi quando la realtà ti schiaffeggia, non hai margine per correggere il tiro.
Come funziona nella pratica
Niente di fancy: Excel per la parte finanziaria ed economica, carta e penna per fare ragionamenti più strategici
Non mi forzo. Se un giorno non ho voglia di pensare a questi ragionamenti strategici, non lo faccio.
Ma cerco di arrivare a settembre con le idee chiare.
Durante l’anno tengo monitorati alcuni target mensili che mi sono posto.
Niente di complicato, ma mi aiuta a capire se sto andando nella direzione giusta o se devo aggiustare qualcosa.
E quando le cose non vanno come previsto? Mi adatto.
Perché come diceva Mike Tyson: “Everyone has a plan until they get punched in the mouth.”
Il punto non è avere il piano perfetto, è avere la chiarezza per sapere come reagire quando arriva il pugno.
Quello che ho davvero imparato
Il bisogno di pianificare, guardando indietro, credo derivi anche dalla mia infanzia.
Lo sport da ragazzo mi ha insegnato tanto.
Soprattutto nel rendere controllabile il risultato (dove è possibile) con l’allenamento.
Se ti alleni stai pianificando di vincere. Poi le cose possono andare anche male.
La pianificazione non è controllo. È chiarezza, è fiducia nel fatto che con la giusta preparazione, tutto si può affrontare.
Non sto cercando di prevedere il futuro.
Sto cercando di essere chiaro su chi sono, cosa voglio, e come voglio arrivarci.
Quando arriva l’imprevisto (e arriva sempre), almeno so quali sono le mie priorità. So cosa sacrificare e cosa proteggere.
E soprattutto, so perché lo sto facendo…
Tu come pianifichi il tuo prossimo anno?
Hai mai provato a partire dalla vita per poi arrivare al lavoro, invece che il contrario?
Rispondi a questa mail, sono curioso di sapere se sono l’unico sfigato che passa l’estate a fare Excel invece di rilassarsi al mare.
Ci vediamo alla prossima newsletter.
Senza filtri,
Chri
P.S. Se questa newsletter ti ha fatto riflettere, girala a qualcuno che conosci. Magari anche lui ha bisogno di fermarsi e chiedersi cosa vuole davvero dal prossimo anno.




