Clubhouse: 4 miliardi persi per sempre
Senza filtri #10
Ero a un aperitivo la settimana scorsa.
Tra una birra e l’altra, un amico dice: “Oh ma ti ricordi Clubhouse?”
Silenzio.
“Figa, è vero. Che fine ha fatto?”
Un’app che valeva 4 MILIARDI di dollari nel 2021. Sparita. Puff. Come se non fosse mai esistita.
Così sono tornato a casa e ho fatto quello che faccio sempre quando qualcosa mi incuriosisce: ho scavato.
Quello che ho scoperto mi ha fatto capire che Clubhouse non è solo la storia di un’app fallita.
C’è molto, ma molto di più.
Quando bastava la voce (e un invito impossibile da trovare)
Era il 2020, piena pandemia, giravano i video di Montemagno che ne parlava in continuazione. Tutti ne parlavano, in effetti, ma entrare era impossibile perché serviva l’invito.
E io, come un deficiente, ho passato giorni interi a cercare qualcuno che me lo desse (la curiosità è femmina, ma anche mia).
Non mi ricordo neanche chi alla fine mi ha invitato, ma mi ricordo la sensazione quando sono entrato.
Era come essere arrivati a una festa esclusiva dove c’erano tutti quelli che contavano.
Room su startup, tech, business. Ma anche quelle strane stanze di supporto emotivo dove la gente piangeva insieme durante il lockdown. Surreale.
La cosa che mi ha spiazzato? Funzionava.
Ore e ore di solo audio. Niente video, niente slides, niente. Solo voci. Eppure la gente restava incollata. Io stesso ci passavo serate intere.
Poi ho scoperto il problema che mi ha fatto abbandonare tutto: non potevi riascoltare niente.
Quella conversazione fantastica sulle startup di ieri sera? Sparita. Per sempre.
“Ma che senso ha?” mi sono chiesto. E ho chiuso l’app.
(Poi l’hanno introdotta, ma troppo tardi IMO)
L’ascesa più folle (ma neanche tanto) nella storia startup
I numeri di Clubhouse sono di quelli che oggi sembrano una barzelletta:
Marzo 2020: 1.500 beta tester
Maggio 2020: Andreessen Horowitz investe 12 milioni. Valutazione: 100 milioni. Con 270 utenti attivi al giorno. DUECENTOSETTANTA (la gente invitata al battesimo di mia figlia praticamente)
Gennaio 2021: 2 milioni di utenti settimanali, valutazione 1 miliardo
Aprile 2021: Valutazione 4 miliardi. Fatturato: ZERO
Quando Elon Musk è apparso in una room, i server sono crashati. Gli inviti si vendevano a 400 euro su eBay. Era follia pura.
Ma sai qual era la parte più folle? I costi.
Clubhouse pagava 1.4 milioni di dollari AL MESE solo ad Agora per lo streaming audio. Ogni mese bruciavano l’equivalente di una exit di una startup italiana media. Per far parlare la gente. Gratis.
Quando il mondo tornò alla normalità
Il problema vero è arrivato quando il mondo ha “riaperto”.
All’improvviso, stare 3 ore ad ascoltare gente random che parla non era più l’alternativa alla noia del lockdown. Era tempo buttato.
I limiti strutturali sono emersi tutti insieme:
Il problema del tempo reale: Se non eri lì in quel momento, ti perdevi tutto. In un mondo che stava tornando a correre, chi aveva tempo di organizzare la giornata intorno a una room?
L’arrivo dei giganti: Twitter lancia Spaces. Facebook crea Audio Rooms. LinkedIn, Spotify, Discord… tutti copiano in 3 mesi quello che Clubhouse aveva inventato. Ma loro avevano già gli utenti.
La fine della magia: Quando hanno tolto l’invite-only (luglio 2021), hanno perso l’esclusività. Da “club privato dei fighi” a “ennesima app social”. Game over.
Il buco nero dei contenuti: Niente registrazioni significava niente contenuti on-demand. YouTube aveva video che potevi vedere quando volevi. Podcast li ascoltavi in metro. Clubhouse? O eri lì live o ciao.
Qualcosa però me lo porto con me
L’era del denaro gratis è finita (e in parte direi meno male)
La prima cosa che mi ha colpito studiando questi numeri è quanto sia cambiato il mondo in soli tre anni.
Nel 2021 potevi valere 4 miliardi con zero ricavi. Zero.
I VC cercavano “il prossimo Facebook” e finanziavano qualsiasi cosa mostrasse una crescita verticale.
WeWork bruciava miliardi? Chi se ne frega. Uber perdeva un miliardo a trimestre? Normale amministrazione. I tassi erano a zero, il denaro non costava letteralmente niente. “Growth at all costs” non era solo un mantra, era l’unica strategia che contava.
Clubhouse è probabilmente l’ultimo dinosauro di quell’era. Oggi se vai da un investitore e gli dici che bruci 1.4 milioni al mese senza fatturare un euro, non passi neanche la prima call. La differenza tra il 2021 e oggi è brutale: allora ti chiedevano “quanti utenti hai?”, oggi la prima domanda è “quanto fatturi?”.
Clubhouse è nato nel mondo sbagliato ed è morto quando il mondo giusto è arrivato.
Il product-market fit può essere un’illusione temporanea
Questa è stata una rivelazione pesante.
Clubhouse aveva trovato il fit perfetto… ma per un mondo che non sarebbe durato. Era come vendere mascherine nel 2020: product-market fit incredibile. Prova a venderle oggi.
Nessuno si è mai chiesto: “Ma questa cosa funziona anche quando la gente può uscire di casa?”
È una domanda che sembra banale, ma quante startup oggi stanno costruendo sul presupposto che il mondo resterà com’è adesso?
I costi infrastrutturali sono una bomba a orologeria
1.4 milioni al mese SOLO di streaming audio. Lascia che questo numero ti entri in testa. Ogni nuovo utente che si aggiungeva non portava un euro ma costava in server, banda, supporto.
Se ogni nuovo cliente ti costa più di quanto ti porta, non stai scalando.
Stai accelerando verso il burrone. È matematica, non opinione. Eppure con i soldi gratis del 2021, sembrava sostenibile. Ma indovina? Non lo era.
Se non monetizzi durante il boom, perdi un’occasione
Questa è forse la lezione più dolorosa.
Quando hai l’attenzione del mondo intero, quando Elon Musk crasha i tuoi server, quando la gente paga 400 euro per un invito… se non è quello il momento per monetizzare? Quando lo è?
Subscription? Falle. Ads? Mettile. Premium features? Subito. Non “quando avremo consolidato la base utenti”.
Non “nella prossima release”. SUBITO.
Clubhouse ha aspettato. Quando finalmente hanno provato a monetizzare, gli utenti erano già migrati altrove.
Android non è opzionale (è il mondo)
Quattordici mesi solo su iOS. QUATTORDICI.
Nel 2021, non nel 2008 quando l’iPhone era ancora una novità. Hanno letteralmente regalato il 73% del mercato mondiale alla concorrenza.
È come aprire un ristorante che serve solo ai mancini. Sì, è esclusivo. Ma stai lasciando fuori tanti clienti. E quando finalmente apri a tutti, hanno già trovato un altro posto dove mangiare.
Quando i giganti copiano, o innovi o muori
Twitter ci ha messo 3 mesi a lanciare Spaces. TRE MESI per copiare tutto e integrarlo in una piattaforma con centinaia di milioni di utenti.
Se la tua unica difesa è “l’abbiamo inventato noi”, preparati il necrologio.
L’innovazione non è un vantaggio permanente. È un vantaggio temporaneo che devi sfruttare prima che scada.
Cosa avrei fatto io?
Col senno di poi siamo tutti più bravi, certo, ma tre mosse avrebbero potuto cambiare tutto:
Registrazioni dal day one: Trasformi il contenuto live in una libreria. Tipo YouTube ma audio.
Freemium subito: Room base gratis, features premium a pagamento. Mentre hai 10 milioni di utenti, non dopo.
Android in 3 mesi max: Il mondo non è solo San Francisco. Il mondo è tutto.
La verità? Forse non potevano fare niente. Non lo so.
Ma la vera lezione per me è
Studiando Clubhouse ho capito che il contesto non è un dettaglio. È tutto.
Clubhouse non era un’app di audio. Era la risposta perfetta a un momento storico irripetibile: pandemia + solitudine + denaro gratis + FOMO culturale.
Quando uno di questi elementi è venuto meno, il castello è crollato.
È come costruire un business di pale da neve. Se nevica sempre, sei un genio. Se smette di nevicare, sei un c******* con un magazzino pieno di pale.
La domanda che ogni founder dovrebbe farsi non è solo “risolvo un problema?” ma “risolvo un problema (che esisterà ancora tra X anni)?”
Oggi Clubhouse esiste ancora.
Si sono reinventati come app di messaggi vocali asincroni. Hanno licenziato il 50% dei dipendenti nell’aprile 2023. I founder hanno scritto una lettera dove ammettono:
“È diventato difficile per le persone trovare i loro amici su Clubhouse e inserire lunghe conversazioni nella vita quotidiana”.
Traduzione: abbiamo capito troppo tardi che la pandemia non sarebbe durata per sempre.
Ma sai cosa? Forse va bene così.
Clubhouse è stato quello che doveva essere: un momento. Citando la copertina “un’apostrofo rosa tra le parole franco e forte” o un intenso momento durante i mesi più surreali delle nostre vite.
Come quelle canzoni dell’estate che ascolti in loop per tre mesi e poi mai più.
Non sono capolavori. Ma in quel momento, in quel contesto, erano perfette.
Non tutto deve diventare il prossimo Facebook. Non tutto deve scalare all’infinito.
A volte basta essere la cosa giusta, al momento giusto, per le persone giuste.
Anche se poi muori con 4 miliardi di valutazione e zero euro fatturati.
Ci vediamo alla prossima newsletter.
Senza filtri,
Chri




